mercoledì 7 luglio 2010

Se niente importa

Ho appena terminato di leggere il libro "Se niente importa. Perchè mangiamo gli animali?", devo dire che mi ha fatto riflettere su nuove considerazioni, non tanto sul fatto che io voglia diventare vegetariano, anch'io come l'autore e forse più di lui sono stato in bilico tra onnivoro e vegetariano, ma poi ho divagato con crudismo, macrobiotica ecc., ma il punto non è questo, anche se lo consiglio come libro da leggere seppur su una realtà lontana, quella americana.
Ma veniamo al dunque, mi ha fatto riflettere su quanto distratti siamo quando mangiamo, quanti preconcetti abbiamo e quante illusioni e mistificazioni abbiamo quando ci relazioniamo con il cibo.
Lasciamo per un momento perdere gli animali e gli allevamenti intensivi con tutto il loro stress e la loro sofferenza, guardiamo oltre e ragioniamo per un attimo sulle verdure, siamo fautori dei km zero e se possibile del biologico o in alternativa del naturale, ma davvero le verdure e la frutta che acquistiamo provengono da quei posti così incantati come li racconta la pubblicità o come li abbiamo immaginati da bambini?, davvero il km zero è sempre più sostenibile di quello che arriva da più lontano?, o piuttosto l'agricoltura contemporanea (attenzione non moderna che nulla vuol dire, ma contemporanea) nel 99% dei casi non è tutta lanciata come il mondo contemporaneo verso il profitto, perciò bisogna produrre con i minimi costi nel minor tempo possibile, adattando i vegetali alle esigenze delle macchine, non vi è in tutto questo una perdita di immagine del contadino?
La valle delle verdurine è solo nella fantasia, colture intensive siano mais o carote o insalata restano sempre e comunque colture intensive che hanno bisogno di trattamenti preventivi siano esse biologiche o chimiche per il semplice fatto che sono grandi estensioni hanno bisogno di trattamenti preventivi perchè sono più vulnerabili alle malattie.
Questo mi porta a vedere quanta distrazione abbiamo a tavola e quanta mistificazione creiamo nella nostra mente per non pensare a quello che stiamo realmente mangiando, pensiamo che le verdure che comperiamo siano come le verdure che raccoglieva il nonno 50 anni fa, che le uova siano come quelle che raccoglieva il nonno nel pollaio 50 anni fa e stendiamo un velo pietoso sugli alimenti e sui preparati dell'industria, se potessimo avere coscienza con quali ingredienti e come sono stati trasformati anche un semplice budino, una bibita o una merendina, forse non avremo più il coraggio di mangiare molte cose e la conoscenza (che si dice renda liberi) ci porterà ad essere consumatori coscienti (forse).

3 commenti:

TroppoBarba ha detto...

Per questo faccio l'orto.

Tonino ha detto...

Mi diverte tanto osservare i carreli durante le poche volte che acquisto nei grandi supermarket.
Mi chiedo tante volte se una ipotetica dietista scrutasse nei carrelli in coda e consigliasse o no, l'acquisto in base al peso dell'acquirente.
La mia idea è che vengono messi in produzione articoli alimentari e non , inutili doppioni,privi delle necessità primarie ,ma che soddisfano solo il gusto e abbattono il senso di fame.
Ecco il ''dippiù'' è quello che fa crollare il reddito familiare.

Coltivazioni e pescicoltura biologica.
Pare che la legge indichi che i prodotti con questo marchio debbano essere il 70% di tutto il prodotto coltivato nell'azienda, ma tutto è lacunoso, pieno di omissis, insomma non ci dovete mettere il naso nei nostri affari, fidatevi.
Durante le ferie io e mia figlia abbiamo posto come prioritario la visita a delle isole ''lontane'' dal turismo.Ci siamo riusciti a visitarle,ma con estrema amarezza ci siamo anche accorti che in quelle acque effettivamente lontane da scarichi, flussi di rotte battute da scafi grandi e piccoli, c'erano delle emormi gabbie dove vengono allevati i principali pesci che ritroviamo nei nostri super.
L'acqua marina era effettivamente cristallina tale da poter vedere l'ancora a 15 metri,dove i raggi del sole li segui fin dove l'occhio dei due sub arriva.
Ma su quelle acque non tramonta mai il sole!Anche di notte la zona è illuminata a giorno tale da permettere l'alimentazione e l'ingrasso dei pesci.
Altra cosa sconcertante ,le gabbie vengono spostate, trainate per miglia, poichè le scorie di questo allevamento intensivo ,giorno e notte, tappezza l'abitat sottostante uccidendolo.
Il rovescio della medaglia :
l'economia della zona è florida, la crescita di case anche, le scuole hanno riaperto.

mauri ha detto...

@ troppo barba - in ritardo sui commenti, ma concordo con te.
@ Tonino - scusa il ritardo, ma io direi che gli articoli che vengono messi in produzione prima devono soddisfare il guadagno di chi li produce, per quanto riguarda i pesci, stendo un velo pietoso, il discorso sarebbe lungo, magari ne parlerò in un post.